Roma, 14.4.2020 – La condanna a morte dei cinghiali a Roma potrebbe iniziare a giorni o a ore nel XV Municipio capitolino, zona Cassia, a ridosso della Riserva Naturale dell’Insugherata, secondo quanto stabilito nel protocollo d’intesa  Roma Capitale – Regione Lazio – Città Metropolitana approvato dalla Giunta capitolina il 27 settembre 2019. Lo rende noto Oipa Roma in una nota.

“Una sentenza passata in giudicato senza possibilità di appello né diritto di difesa per i poveri ungulati invisi a molti (non a tutti) non certo per colpa loro”, commenta Claudio Locuratolo, coordinatore delle guardie zoofile Oipa di Roma e provincia. “I cinghiali si spingono in città della distruzione degli habitat causati della cementificazione selvaggia, dei rifiuti urbani che non vengono raccolti, della mancata cura del verde urbano. I cinghiali obbediscono, come tutti gli esseri viventi, all’istinto di sopravvivenza e sono coostretti ad arrivare nelle aree antropizzate alla ricerca del cibo. Inoltre alcuni cittadini somministrano cibo agli animali selvatici – cosa vietata – provocando inevitabili problemi di convivenza”.

Oipa Roma spiega che l’operazione dovrebbe essere condotta dalla Polizia locale della Città metropolitana di Roma Capitale (ex Polizia provinciale) coadiuvata dalla Polizia di Roma Capitale e dal Servizio veterinario dell’Asl Roma 1.

“Il protocollo d’intesa per il ‘contenimento’ dei cinghiali prevedeva tutta una serie di azioni da parte dei sottoscrittori, tutti disattesi, la cosa più semplice è ammazzarli”, continua Locuratolo. “Gli enti firmatari si erano impegnati ad  attuare campagne di sensibilizzazione della cittadinanza relative al divieto di foraggiare i cinghiali, a informare chi alimenta cani e gatti di non lasciare residui in strada, a provvedere alla pulizia delle strade e delle aree incolte. Tutte promesse non attuate. Sarebbe bastato fare informazione ‘porta a porta’ nelle zone più a rischio. I cassonetti sono stati posti all’interno di strutture chiuse al fine di impedire ai cinghiali di arrivare ai rifiuti? No. Le reti di recinzione delle riserve naturali, ad esempio quella dell’Insugherata sono dei colabrodo, mentre dovrebbero impedire ai cinghiali di uscire dall’area naturale ed arrivare in strada. E sono stati presi in considerazione metodi incruenti alternativi alle uccisioni per il contenimento numerico dei cinghiali? Non ci risulta. Ci sono importanti studi e applicazioni circa metodi alternativi tramite somministrazione di vaccini immuno-contraccettivi, in merito esiste corposa documentazione scientifica”.

La strada che sarebbe stat scelta è, comunica Oipa Roma, la telenarcosi (anestetico) e la successiva eutanasia dei cinghiali.

“Non è tardi per ripensarci, per bloccare questa inutile crudeltà”, conclude l’associazione. “Facciamo un appello alla civiltà, a fare scelte rispettose dell’ambiente, al rispetto della vita. Anche i fatti all’origine dell’emergenza coronavirus che stiamo vivendo dovrebbero averci insegnato qualcosa, diversamente sarebbe un mondo senza speranza”.

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