L’Oipa di Roma: « Regione Lazio e Roma Capitale hanno preferito la soluzione più crudele»

Roma, 17 ottobre 2020. La Polizia provinciale, in una operazione congiunta con il Comune di Roma, ha abbattuto una mamma cinghiale con 6 cuccioli nonostante le accese proteste degli animalisti accorsi sul posto. Gli animali erano stati chiusi nel parco giochi per bambini Mario Moderni, in via della Cava Aurelia, nel quartiere Aurelio.

L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) chiede a Roma Capitale e Regione Lazio perché è stato deciso di ucciderli sbrigativamente, invece di salvare la loro vita date le soluzioni alternative che erano state offerte dalle associazioni.

«Attendiamo una risposta, anzitutto dal presidente della Commissione capitolina Ambiente, Daniele Diaco, che ha assistito all’anestesia e all’iniezione letale, al sindaco di Roma, Virginia Raggi, e al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti», dichiara la delegata dell’Oipa di Roma, Rita Corboli, «Questo scempio è la conseguenza protocollo d’intesa Roma CapitaleRegione LazioCittà Metropolitana approvato dalla Giunta capitolina il 27 settembre 2019. Questo scempio va contro il sentire della stragrande maggioranza dei cittadini che volevano la famiglia salva in una riserva protetta in cui gli animali avrebbero potuto essere trasferiti una volta anestetizzati. Invece le istituzioni hanno preferito la soluzione più crudele».

L’Oipa invita la cittadinanza a non foraggiare i cinghiali, reato previsto dall’art. 7 della legge statale 221/2015 (punito con l’arresto da due a sei mesi o con un’ammenda alternativa da 516 a 2.065 euro) e, soprattutto, invita le Amministrazioni a risolvere l’annosa emergenza rifiuti: con i cassonetti sempre pieni, i cinghiali si spingono nei centri abitati. Di chi è la colpa, degli animali o delle istituzioni?

Una prima risposta arriva dall’assessore regionale all’Ambiente, Enrica Onorati: «La decisione della telenarcosi e della eutanasia, previste dalla legge nazionale a salvaguardia della tutela e incolumità pubblica che spetta, è bene ricordarlo, al Sindaco, è stata assunta all’unanimità nel tavolo tecnico nato da un protocollo di intesa voluto dal prefetto di Roma per sopperire alle inefficienze dell’amministrazione competente.  Decisione, tra l’altro, comunicata dall’Amministrazione capitolina nella nota del 16 ottobre protocollo 74048, in cui, tra l’altro si dà mandato alla polizia locale di Roma Capitale di predisporre gli atti amministrativi e all’Ufficio Operativo della Direzione Mercati all’Ingrosso di predisporre il mezzo idoneo al trasporto. Nonostante ciò in serata, grazie alla messa a disposizione da parte dell’onorevole Brambilla della sua associazione per il trasferimento degli animali in un luogo sicuro, come Regione abbiamo manifestato la nostra disponibilità a dare in comodato d’uso le gabbie dei Parchi del Lazio al Comune di Roma per permettere il prelievo degli animali. Cosa che comportava un lasso di tempo necessario alla messa a disposizione, poiché le gabbie di RomaNatura, che siede al tavolo, erano impegnate nel contenimento della fauna selvatica nella riserva naturale, come previsto dalla legge. La telefonata si è conclusa con l’impegno di Daniele Diaco di avvertire direttore del Dipartimento Tutela Ambientale del Campodoglio per predisporre il tutto. Ma poi abbiamo appreso tristemente dagli organi di stampa, sia io che l’onorevole Brambilla, dell’avvenuta operazione al giardino».

Per protestare contro il protocollo tra Regione Lazio – Roma Capitale – Area metropolitana di Roma Capitale ↓

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Lettera-tipo:

Esprimo il mio profondo dissenso nei confronti della condanna a morte dei cinghiali a Roma.
Si è scelta la via più semplice e sanguinaria, senza considerare metodi incruenti alternativi alle uccisioni per il contenimento numerico. Non è tardi per ripensarci, per bloccare questa crudeltà.
Facciamo un appello alla civiltà e vi chiediamo, in futuro, di fare scelte rispettose dell’ambiente e della vita, anche considerando l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e dovrebbe averci insegnato qualcosa. Diversamente, sarebbe un mondo senza speranza.

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