Due cetacei, madre e figlio, sono stati trovati morti a causa delle reti abbandonate dai pescatori al largo delle coste dell’Isola di Palmarola, nell’Arcipelago Pontino. A darne notizia per prima è stata l’associazione Marevivo, che ha immediatamente allertato la Guardia Costiera.
“Si tratta di un capodoglio di oltre sei metri di lunghezza, di un peso difficilmente quantificabile a causa dell’avanzato stato di decomposizione – basti pensare che della coda è rimasto solo l’osso -, e di suo figlio. I due corpi erano semisommersi e alla deriva. L’ipotesi è che la madre sia morta per liberare il piccolo dalla rete e che alla fine sia rimasta impigliata anche lei“, spiega Marevivo in una nota. “La rete da pesca, lunga circa 2 metri, era strappata e in parte impigliata nella bocca della madre che ha cercato di strapparla, mentre nel sacco era aggrovigliato il corpo di suo figlio”.
“Il dramma di questa mamma è un dramma di tutti noi”, ha dichiarato la presidente di Marevivo, Rosalba Giugni. “La morte di due giganti del mare è già di per sé una perdita per il nostro patrimonio ecosistemico, ma sapere che questi cetacei sono morti a causa dell’uomo e in circostanze tanto strazianti rende l’accaduto ancora più grave“.
La tragedia è insomma riconducibile al grave problema delle cosiddette ‘reti fantasma’.
“Le reti abbandonate rimangono per anni in mare e diventano dei veri e propri killer per questi pacifici giganti del mare”. Commenta il Wwf. “L’alta socialità di questi cetacei fa sì che nel tentativo di soccorrere i propri simili in difficoltà, si arrivi a veri e propri intrappolamenti di gruppo, come accaduto in passato nel Tirreno meridionale. Nei fondali dei nostri mari esiste un vero e proprio labirinto di ‘reti fantasma‘.
Nel disegno di legge “Salva mare” è prevista una serie di provvedimenti per una pesca green che permetta ai pescatori di usare ceste di legno e non più di polistirolo, reti biodegradabili e non di nylon. Ma per ora tutto questo è solo un disegno di legge, solo una buona intenzione.