Per andare oltre i delfinari, l’alternativa c’è: è il ‘Dolphin watching’ cioè l’osservazione dei cetacei nel loro ambiente naturale. Alla petizione per liberare i delfini dalla cattività hanno già partecipato in 60 mila. «Abbiamo lanciato una campagna con l’associazione Marevivo per sensibilizzare i cittadini contro i delfinari: si chiama ‘Sos delfini’ e vogliamo mostrare alla gente un altro modo, per noi l’unico giusto, per apprezzare questi animali: il ‘dolphin watching’», spiega all’Adnkronos la responsabile delfinari e cattività della  Lav, Gaia Angelini, che osserva: «in queste strutture, gli animali vivono in un habitat limitato, che non rispecchia le loro esigenze etologiche. Sono utilizzati per fare spettacoli e intrattenere il pubblico pagante. Ma i delfini hanno bisogno di nuotare liberamente. Sono mammiferi che percorrono fino a 100 chilometri al giorno, che vivono in gruppi sociali complessi, composti da decine di animali e che parlano un loro linguaggio, oltre a sviluppare una propria cultura». Il dolphin watching, insomma, è il modo migliore per studiarli e conoscerli.

Per consentire a tutti di fare “Dolphin watching”, la Lav ha realizzato un accordo con alcune associazioni che ogni giorno solcano il mare per analizzare questi cetacei, coinvolgendo appassionati e curiosi. «Si chiama Citizen science», chiarisce Angelini, che spiega: «un team di esperti prende a bordo un numero limitato di persone, che partecipano attivamente al lavoro di ricerca, documentazione e monitoraggio». Un esempio è quello offerto dalla ‘Jonian Dolphin Conservation’, un’associazione che si occupa di studiare i delfini nel Golfo di Taranto. «Navighiamo sulle acque dello Ionio dal 2009 con il nostro catamarano-laboratorio ‘Taras’. Ogni giorno, dal lunedì alla domenica, percorriamo 35 miglia di mare, passando su fondali che superano i mille metri di profondità. Imbarchiamo 30 passeggeri per ogni traversata, che dura in media 6 ore, dalle 9.30 alle 15.30». Carmelo Fanizza, presidente della Jonian Dolphin Conservation, descrive le diverse fasi del percorso: «Da una torretta alta 6 metri avvistiamo i delfini. E poi ci avviciniamo, scattando fotografie per identificare le specie e registrando le vocalizzazioni attraverso apparecchiature apposite. Con la collaborazione dei passeggeri a bordo». «Anche se in inverno meno persone praticano il dolphin watching – aggiunge Fanizza – la partecipazione del pubblico rimane buona. Chi aderisce a questa iniziativa si rende conto di quanto innaturale sia la vita di un delfino in un delfinario». E conclude: «L’obiettivo della nostra iniziativa è mostrare al pubblico che esiste un altro modo per contemplare questo bellissimo mammifero».

(LD)

PETIZIONE PER DIRE ‘NO’ AI CETACEI CLOWN