Roma, 15.4.2020 – Sollecitata dalla stampa su alcune ipotesi di allontanamento forzoso di cani e gatti da famiglie con persone positive al virus Sars CoV-2, l’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi)  si dichiara contraria.

“Non esistono a oggi sufficienti evidenze per costringere ad una quarantena coatta i cani e i gatti di famiglie con persone positive al Sars Cov-2”, si legge in una nota dell’associazione di categoria. “I pochi casi al mondo in cui è stato rilevato il passaggio del virus Sars Cov-2 a cani e gatti sono del tutto insufficienti per parlare di un vero e proprio contagio da persona ad animale. I cani e i gatti in questione, benché tutti  esposti al contatto ravvicinato con proprietari affetti da Covid-19 hanno rivelato, una volta testati, una bassa positività al virus e – contrariamente ai loro proprietari –  non hanno mai sviluppato la malattia Covid-19. Questo perchè, come continuano ad asserire le organizzazioni mondiali della sanità e della sanità animale, il virus SARS Cov-2 si è adattato all’uomo e si propaga per via inter-umana”.

Prosegue l’Anmvi: “Non si può escludere che i comportamenti di quei proprietari asiatici siano stati comportamenti contrari alle indicazioni che i medici veterinari di tutto il mondo consigliano: una persona malata, anche di un banale raffreddore, non deve mai stare a stretto contatto con il proprio cane e  gatto. E’ questa  una buona norma igienica, di prevenzione e di cautela, che i medici veterinari raccomandano da sempre. A maggior ragione oggi, in condizioni di convivenza molto stretta, dovuta ai decreti “Io resto a casa”.

E’ quindi importante seguire l’indicazione dell’Istituto Superiore di Sanità: chi è positivo al nuovo coronavirus, sintomatico o asintomatico, distanzi se stesso dagli altri familiari e si distanzi anche dai propri animali di famiglia. Dunque cani e gatti  a queste condizioni possono rimanere in famiglia.

Per l’animale il problema può porsi qualora il proprietario in quarantena per Covid-19 sia l’unica persona a potersi occupare dell’animale. “In questo caso, è preferibile individuare un familiare o un conoscente che possa temporaneamente farsene carico”, spiega l’associazione. “Il medico veterinario curante può essere di grande aiuto nel valutare questa circostanza. In Italia, l’affidamento coatto ai servizi veterinari di un animale di proprietà, non è previsto. La stessa Organizzazione mondiale della sanità animale (Oie) non ne fa una raccomandazione generale e, al contrario, invita a non introdurre misure ingiustificatamente pregiudizievoli per il benessere animale”.