La caccia alle balene è illegale. Lo ha stabilito definitivamente, senza più possibilità d’appello, la Corte internazionale di Giustizia dell’Aja, che non ha riconosciuto i fini scientifici della pratica e ne ha disposto la sospensione. La caccia alle balene è praticata soprattutto dal Giappone nell’Oceano Antartico.

L’organo giudiziario dell’Onu ha così risolto il duro contenzioso sollevato nel 2010 dall’Australia, che aveva citato il Giappone in giudizio chiedendo una pronuncia sulla caccia alle balene ritenuta “mera attività commerciale”. L’accusa era di aggirare con la scappatoia della ricerca scientifica il divieto di caccia alle balene del 1986.

“Il Giappone deve revocare i permessi, le autorizzazioni o le licenze già rilasciate nell’ambito del Jarpa II (il piano sulla ricerca, ndr) e di non concedere eventuali nuove licenze nell’ambito dello stesso programma”, ha detto il giudice Peter Tomka, nel corso dell’udienza al Palazzo della Pace all’Aja.

“Questo pronunciamento ci dà ragione”, commenta soddisfatto Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. Sosteniamo da sempre che la caccia alle balene nell’Oceano Antartico non è necessaria per la scienza e deve essere abbandonata. Chiediamo al Giappone di mandare in pensione la baleniera Nisshin Maru”. Per Giannì “il Giappone deve unirsi ai programmi di ricerca scientifica internazionali in Antartide per studiare le balene e l’ambiente e sostenere la creazione di una rete di aree protette nell’Oceano Antartico per proteggere l’intero ecosistema”. Greenpeace da parte sua continuerà a monitorare la cosiddetta caccia scientifica del Giappone per assicurarsi che non trovi altre scappatoie per aggirare il divieto di caccia alle balene in vigore dal 1986.

“La decisione della Corte di Giustizia finalmente permetterà di rispettare l’obiettivo del Santuario dell’Oceano Meridionale”, ha detto Aimée Leslie, responsabile del settore Cetacei e tartarughe marine del Wwf Internazionale.

“Accogliamo con grande soddisfazione la decisione presa dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja sullo stop alla caccia delle balene in Giappone. Abbiamo aspettato fin troppo tempo ma alla fine essendo una decisione vincolante il Giappone non potrà appellarsi”, ha commentato Stefano Di Marco, vicepresidente del Cts. “Dunque mai più spargimento di sangue, mai più quello spettacolo agghiacciante a bordo delle navi da pesca. Le balene sono un importante tassello della biodiversità senza il quale nel tempo molti equilibri potrebbero cambiare, in negativo. Perchè non incrementare invece l’animalwatching? Così come per i delfini e gli uccelli, ci sembra quanto mai opportuno trasformare le balene in una risorsa da utilizzare senza nuocere a nessuno. Se pensiamo che l’indotto del whale watching è stimato in due miliardi di dollari all’anno, pensiamo al beneficio che ne trarrebbero le economie locali se invece di pescarle si concentrassero verso lo sviluppo di questa attività turistica nel pieno rispetto degli animali”.