L’arrivo della bella stagione, con primavere e autunni sempre più caldi, cambiamenti degli stili di vita e movimenti frequenti delle persone insieme ai loro animali domestici sono i fattori che favoriscono la persistenza nell’ambiente di vecchie e nuove specie di zanzare (tigre, coreana, ecc.) che possono trasmettere malattie rischiose per cani e gatti.

In primo luogo la filariosi, nelle sue forme sottocutanea e cardipolmonare, il cui parassita (Dirofilaria immitis), tipico del Nord Italia, ha ampliato il suo raggio d’azione estendendosi fino al Centro e al Sud Italia e per la prima volta anche nel Lazio alcuni vettori sono risultati positivi: “Dirofilaria immitis – ha spiegato in un incontro organizzato a Roma da Merial Laura Kramer, docente di Parassitologia veterinaria presso l’Università degli Studi di Parma – è trasmesso dai cani infetti ad altri animali tramite la puntura di zanzara. Negli ultimi anni l’infezione si è ‘spostata’ dalle zone del Nord Italia, tradizionalmente endemiche, in particolare la Valle del Po, verso il Centro e il Sud, diventando endemico anche in Toscana, Umbria, Puglia, Sardegna. In queste Regioni la prevalenza di cani infetti va dal 2 al 16%, percentuali che ci preoccupano e che sono destinate ad aumentare”.

“A oggi la zanzara tigre e la comune zanzara notturna – ha precisato Luciano Toma, entomologo presso l’Istituto superiore di sanità – sono le principali specie di importanza sanitaria in Italia, non solo per il rischio di trasmissione di patogeni virali, ma anche per quello di filariosi per cani, gatti e uomini. A Roma è stato possibile rilevare un’attività specifica della zanzara tigre anche in inverno. Questo, unito alla presenza di alta densità della comune zanzara notturna e della zanzara tigre all’aperto, rappresenta una condizione in cui il contatto zanzara/cane può avvenire per circa 9 mesi l’anno“.

“La filariosi cardiopolmonare – ha sottolineato Luigi Venco, specialista in Clinica dei piccoli animali, European Veterinary Parassitology College Diplomate – è una malattia parassitaria causata da un nematode (verme a sezione tonda) denominato Dirofilaria immitis. Il parassita adulto ha un aspetto filiforme, vive nelle arterie polmonari del cane (che vanno dal ventricolo destro al polmone) e può raggiungere i 30 cm di lunghezza (le femmine hanno dimensioni maggiori dei maschi). I cani colpiti iniziano a manifestare tosse persistente, resistente agli antibiotici, possono apparire stanchi e inappetenti e non sono rari gli svenimenti. Quando il danno polmonare si aggrava, la malattia si ripercuote negativamente sul cuore provocando accumulo di liquido a livello addominale. Se non è riconosciuta e curata, può portare alla morte. Nel gatto, colpito più raramente, la sintomatologia è estremamente variabile. Possono essere presenti disturbi respiratori (tosse) ma anche gastroenterici (vomito).Molti soggetti possono non mostrare alcun sintomo ed andare incontro a morte improvvisa”.

L’unica arma efficace per proteggere i nostri amici animali è la prevenzione mensile da mettere in atto per almeno 9 mesi l’anno (da aprile/maggio a dicembre/gennaio) con farmaci specifici che, grazie all’avanzamento della ricerca, prendono oggi forme più “appetitose”.

“Sia i colleghi veterinari sia i proprietari dei cani – precisa Laura Kramer – devono salvaguardare gli animali dalla malattia attraverso la profilassi, che è oggi efficace al 100%”.