Sono 16,8 milioni (il 34% della popolazione adulta) gli italiani che convivono con un pet, 7,7 milioni di famiglie ‘allargate’ che accolgono sotto il loro tetto un cane, un gatto o tutti e due. Per il 17% sono come figli. Tanto che la metà dei cani e oltre l’80% dei gatti hanno accesso ai luoghi più intimi di casa, dal letto al divano. Quello descritto da una ricerca di Gfk Eurisko, commissionata da Msd Animal Health sembra all’apparenza un quadro positivo, il ritratto ideale della relazione uomo-animale.

Eppure la stessa indagine – condotta su un campione di mille persone over 18 – scopre anche delle ombre: solo il 46% dei proprietari di cani e gatti fa vaccinare il proprio animale. Percentuale che Marco Melosi, presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari (Anmvi), non ha commentato positivamente: “Si tratta di una percentuale piuttosto bassa e insufficiente”, ha dichiarato, “indice di un atteggiamento che non aiuta ad eradicare malattie infettive pericolose, anche mortali per i nostri animali, come la parvovirosi e il cimurro. Siamo molto lontani dal desiderato 95%, soglia raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per gli esseri umani, ma che permetterebbe di ottenere la cosiddetta ‘immunità di popolazione’, anche tra i nostri amici a quattro zampe. La ricerca dimostra che c’è ancora molto da fare: in particolare per i cuccioli di cane, che sono estremamente vulnerabili alle malattie infettive ma al tempo stesso hanno bisogno di socializzare fin dalla tenera età con i propri simili. La vaccinazione, inoltre, deve essere eseguita esclusivamente dal veterinario, unica figura in grado di valutare e garantire la salute dei nostri amici a quattro zampe, attraverso la definizione di un piano vaccinale adeguato e modulato sulle esigenze di ogni singolo animale”.