Salvare la biodiversità urbana e dire stop alle potature selvagge degli alberi, inutili e dannose, soprattutto per gli uccelli, che ne sono spesso vittime in periodo di nidificazione. Sono questi i principi ispiratori del nuovo documento redatto dalla Lipu-BirdLife Italia dal titolo “Il verde urbano e gli alberi in città” (scaricalo qui sotto), seconda uscita dopo quella sulla gestione del piccione di città. Entrambe fanno parte della collana “Documenti per la conservazione della natura”. Una necessità, quella di usufruire del verde urbano, sempre più sentita dai cittadini, che cercano rifugio dall’inquinamento e dal cemento e luoghi per giocare, leggere, svagarsi: prati, stagni e piccole zone umide, zone alberate, aree verdi dove migliorare il proprio stato psicofisico e ritrovare armonia con la natura. Un’esigenza a cui però gli enti preposti (Comuni in primis) non sempre rispondono con politiche adeguate di gestione, tutela e promozione del verde pubblico o stimolando i cittadini a utilizzare al meglio i propri giardini, magari creando un birdgarden.

Secondo i recenti dati Istat pubblicati nel maggio 2016, ogni abitante del nostro Paese ha a disposizione in media 31 metri quadrati di verde urbano, con punte più elevate nel Nord-est (50 metri quadrati) e doppie rispetto al Centro, al Nord-ovest e alle isole, mentre la media del Sud (42 metri quadrati) è influenzata dal dato della Basilicata, che vanta città più ricche di verde della media. E’ però un dato insufficiente, che non mette freno ai guai causati dall’inquinamento ed è aggravato dalla frequente disattenzione delle amministrazioni pubbliche per le oasi urbane, aree naturali, inserite nel tessuto della città, che funzionano quali piccole riserve di biodiversità faunistica e floristica e hanno anche essenziali finalità educative.

Sono tuttavia gli alberi le principali vittime della cattiva gestione. Sebbene siano riconosciuti da numerosi studi come in grado di abbattere l’insidioso particolato sospeso in atmosfera (uno degli inquinanti più presenti in città e pericolosi per la salute) e di garantire benessere e persino felicità alla persone, spesso sono oggetto di cattiva gestione, con potature errate (e spesso in piena nidificazione degli uccelli) o addirittura con la pratica della “capitozzatura”, che sopprime l’asse primario dell’albero senza lasciare un ramo di sostituzione.

La potatura degli alberi dev’essere un intervento straordinario, da effettuare solo per motivi precisi e dimostrati, come ad esempio la presenza di problemi fitosanitari e di sicurezza pubblica”, spiega Marco Dinetti, responsabile Ecologia urbana della Lipu e curatore del nuovo documento sul verde urbano e gli alberi in città. “Inoltre deve essere effettuata su singoli rami e mai generalizzata su interi filari o gruppi di alberi, cosa che spesso succede per ignoranza o per interesse a sfruttare il legname, in genere destinato al crescente mercato delle biomasse. Un adeguato monitoraggio degli alberi eviterebbe inoltre problemi di sicurezza senza dover ricorrere, appunto, ad interventi drastici sulle piante”.

Secondo studi effettuati per determinare il valore dei servizi eco sistemici del verde urbano, si è calcolato, in una città italiana costiera del Centro Italia, che le potature drastiche effettuate sul lungomare (dove sono presenti migliaia di alberi) abbiano asportato la metà del volume di vegetazione presente con un perdita di servizi ecosistemici stimato tra i 160 mila e i 590 mila euro l’anno. Da un altro studio si deduce che, in California, il valore dei servizi erogati dai 900 mila alberi presenti lungo le strade valga un miliardo di dollari .

Diviso in nove capitoli, la pubblicazione della Lipu fornisce un ampio quadro del verde urbano in Italia, degli importanti “servizi ecosistemici” forniti da alberi e aree verdi (come la difesa dall’inquinamento, la fornitura di acqua e aria più pulite, un maggiore benessere fisico e psichico, la difesa dal rumore, la protezione idrogeologica), mettendo a punto precisi criteri e linee guida per una progettazione ecologica di parchi pubblici, giardini privati, boschi urbani e periurbani e zone umide (fiumi e torrenti, ma anche sponde di laghi o coste marine) che salvaguardi gli elementi già esistenti e privilegi anche le connessioni ecosistemiche (reti ecologiche), utili per la biodiversità.

“C’è bisogno di una maggiore consapevolezza delle amministrazioni e di un salto di qualità in termini di formazione e aggiornamento degli operatori del verde urbano”, conclude Marco Dinetti, “per evitare che interventi utili all’ambiente si trasformino in qualcosa di dannoso, per la natura e gli stessi cittadini umani. Il futuro delle nostre città dipende anche da come tratteremo la natura che custodiscono e possono ospitare”.

Scarica il documento della Lipu → “Il verde urbano e gli alberi in città”

Il decalogo della buona gestione del verde urbano

1. Diffondere una cultura di rispetto degli alberi, anche con eventi e materiali informativi.
2. Favorire la presenza del verde nelle città, nelle scuole e ovunque possibile.
3. Prestare grande attenzione alla gestione del verde e alla potatura degli alberi, da realizzarsi come manutenzione straordinaria, su singoli alberi, fuori dai periodi di nidificazione degli uccelli e con motivazioni valide e dimostrate.
4. Utilizzare professionalità esperte e competenti nella progettazione e gestione del verde urbano, con formazione continua e aggiornamenti.
5. Tutelare, conservare, gestire e valorizzare la biodiversità urbana, in particolare proteggendo le oasi urbane.
6. Integrare la rete ecologica locale nella pianificazione urbanistica.
7. Individuare nuove tipologie di verde urbano per funzioni ecologiche protettive, tra cui il contrasto dei cambiamenti climatici e degli eventi meteorologici estremi.
8. Incentivare le funzioni educative e sociali del verde urbano.
9. Promuovere la diffusione dei birdgarden quali strumento di conoscenza della natura e bellezza delle città.
10. Approvare e applicare (le amministrazioni) un regolamento urbano del verde. Chiedere (i cittadini) alla propria amministrazione di farlo.

Mini guida al riconoscimento di alcune specie di uccelli che frequentano i birdgarden e gli spazi verdi in città

CINCIALLEGRA
La cinciallegra è lunga circa 15 cm, per un’apertura alare di 22-25 cm e un peso che di solito non supera i 21 grammi. Presenta un piumaggio verdastro sul dorso, con coda e ali grigio-bluastre. Capo e gola sono di colore nero lucido, con guance bianche. Il petto giallo è attraversato longitudinalmente da una stria nera dalla gola all’addome che, nei maschi, appare molto più pronunciata. Frequenta ambienti semi-alberati quali margini di boschi, frutteti, campi con filari d’alberi, giardini e parchi urbani. Nidifica nelle cavità protette degli alberi, dei muri e nei nidi artificiali.

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CINCIARELLA
La cinciarella è lunga appena 10,5-12 cm e pesa intorno ai 12 grammi. La livrea è molto vivace, presentando per entrambi i sessi una colorazione blu cobalto sulla nuca, sulle ali e sulla coda; verdastra sul dorso, mostra una mascherina bianca, attraversata da una linea nera all’altezza degli occhi, e il petto giallo zolfo. Ha il becco nero a punta e zampe corte e robuste grigio-blu. Il giallo dei giovani è molto più vivace di quello degli individui adulti.
Vive prevalentemente nei boschi collinari e pianeggianti, ma è anche un’assidua frequentatrice di frutteti e giardini, dove è possibile ammirarla nelle sue acrobazie tra i rami, alla ricerca di cibo.

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PETTIROSSO
Piccolo passeriforme dalla forma rotonda e dai grandi occhi espressivi, il pettirosso cela sotto l’aspetto dolce e mansueto un’indole orgogliosa e aggressiva. Lungo appena 14 cm, ha il dorso di un colore bruno-oliva, ventre bianco, sottili zampe scure e un’inconfondibile macchia rosso-arancio su petto e faccia, che caratterizza maschi e femmine della specie dai tre mesi di vita in su. I boschi di conifere sono il suo habitat naturale, ma può adattarsi anche a zone antropizzate quali giardini, siepi, parchi delle aree urbane e boschetti.

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CARDELLINO
Piccolo passeriforme lungo 14 cm, per circa 12 grammi di peso. La sua livrea è variopinta e sgargiante, con la fronte rosso scarlatto, le guance bianche, la nuca nera, il corpo beige, le ali nere con una striatura gialla intensa. Il becco è conico, adatto a spezzare e a perforare i semi, che costituiscono la quasi totalità della sua dieta: predilige semi di cardo, cardo dei lanaioli e girasole, oltre a quelli di agrimonia, cicoria, romice, senecio, tarassaco, crespigno.

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