caccia

Circa 620 mila cacciatori italiani pronti a imbracciare i fucili, nella nuova stagione venatoria che tornerà a mietere centinaia di milioni di vittime animali. La Lega antivivisezione (Lav) ha calcolato che sono quasi mezzo miliardo, 428.859.211, gli animali selvatici che, in tutta Italia, i cacciatori possono legalmente uccidere ogni anno nel corso della stagione venatoria, tra la terza domenica di settembre e il 31 gennaio.

Come precisa l’associazione, si tratta di un “numero ricavato dai dati analizzati dalla Lav, con riferimento a quattro regioni campione (Veneto, Lombardia, Toscana e Sicilia), per le quali è stata effettuata l’analisi dei calendari venatori, dei carnieri giornalieri e stagionali e del numero di cacciatori abilitati”. “Uno scenario già tragico – continua l’associazione – che si apre in alcune Regioni con leggi e norme regionali in contrasto con la legge nazionale o, addirittura bocciate dalla Corte Costituzionale. Come in Liguria, dove le nuove norme sul tesserino venatorio e sul conteggio degli animali uccisi dai cacciatori contrastano con ciò che impone la legge nazionale, o in Toscana, dove il Consiglio regionale nel giro di un paio di giorni ha approvato una legge che ignora il pronunciamento della Corte Costituzionale sull’istituzione degli ‘Ambiti territoriali di caccia’ in contrasto con la legge nazionale. Senza dimenticare l’Abruzzo, dove il Tar ha sospeso il calendario venatorio per conclamate violazioni delle disposizioni legislative”.

Massimo Vitturi, responsabile Lav per l’area animali selvatici, ha affermato: Non possiamo più tollerare che i cacciatori siano
considerati cittadini privilegiati a cui è consentito interpretare a proprio favore le leggi dello Stato a discapito della stragrande
maggioranza degli italiani, persone che uccidono milioni di animali innocenti per esclusivo divertimento”.

La Lega italiana protezione uccelli (Lipu) quest’anno aggiunge una denuncia in più: «Quasi due milioni di allodole saranno uccise durante la prossima stagione venatoria» e spiega che «la caccia all’allodola, che apre il 1° ottobre per chiudersi il 31 dicembre, comporterà un grave danno alla popolazione di questa specie, che è calata del 45% nel periodo 2000-2014 soprattutto in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Sono 1,8 milioni gli esemplari abbattuti ogni anno nel nostro Paese, pari al 73% del totale delle allodole uccise in Europa».

In Italia l’allodola è nidificante, migratrice e svernante. Si riproduce in campi coltivati, pascoli, brughiere, praterie montane, prati stabili, medicai, dune sabbiose e steppe. La specie si trova in un “cattivo stato di conservazione”, e secondo la Lista rossa italiana è “vulnerabile”. Secondo i dati Mito 2000, il suo calo è stato pari al 45% nel periodo 2000-2014. In Europa il suo declino si è fatto da “moderato” a “forte” in ben 19 paesi su 23 in Europa.

A livello europeo, secondo BirdLife International, l’allodola è “Spec 3”, ossia è in declino in Europa.  Gli unici paesi europei in cui la specie è ancora cacciabile sono, oltre all’Italia, la Francia, la Grecia, la Romania, Malta e Cipro.

Cliccare qui per firmare la petizione Lipu contro la caccia all’allodola