Born Free Foundation (Bff) e Lega antivivisezione (Lav) hanno presentato un rapporto che una volta di più attesta e testimonia la sofferenza degli animali negli zoo italiani. “Indagine sui giardini zoologici dei Paesi dell’UE – 2016. Il caso Italia”, è lo studio condotto per verificare il livello di applicazione della Direttiva Zoo 22/199/CE, in vigore dal 2002, e le normative nazionali sugli zoo. La ricerca, prima di una serie sulle strutture zoologiche nell’Unione Europea, è stata redatta sulla base di dati raccolti nel corso di sopralluoghi avvenuti nel corso dell’estate 2015 in undici strutture italiane: Aquarium Reptilarium Jesolo, Zoo di Napoli, Fasanolandia e Zoosafari di Fasano, Parco delle Star, Zoo/Safari Park d’Abruzzo, Safari Park di Pombia, Zoo di Poppi, Zoo di Murazzano, tra cui due che includono delfinari (Oltremare e Zoomarine).

Le valutazioni sulle modalità di gestione degli animali, sui programmi di conservazione, sulla qualità dei recinti, e il benessere degli animali, sono state effettuate sulla base dei requisiti minimi previsti dalla legislazione vigente, europea e nazionale. Ne è emerso un panorama di strutture i cui scopi principali non sembrano essere rivolti alla conservazione delle specie, all’educazione del pubblico e nemmeno, purtroppo, a garantire agli animali condizioni di vita adeguate alle esigenze etologiche, ma prevalentemente esibire gli animali a scopo commerciale.

Una larga parte degli zoo, infatti, operavano ancora in assenza di licenza. Solo 2 delle 11 strutture visitate avevano ottenuto la licenza di giardino zoologico, e il 33% di quelle che ne avevano presentato richiesta erano ancora in corso di valutazione; ciononostante erano aperte al pubblico, implicando l’impossibilità di garantire il rispetto della legge, con conseguenti potenziali rischi sia per gli animali che per le persone.

Nell’8% dei recinti esaminati, i livelli di igiene sono risultati scarsissimi, con accumuli di escrementi che indicavano pulizia rara o inefficiente. Molti animali sembravano in cattive condizioni di salute: alcuni erano apparentemente affetti da patologie cutanee, mentre altri manifestavano segni di obesità o malnutrizione. Assenti, nel 30% dei casi esaminati, attrezzature idonee, arredi o altri arricchimenti ambientali adatti alle esigenze fisiche e comportamentali delle specie ospitate. In molti casi, gli animali non avevano l’opportunità di sottrarsi alla vista del pubblico, appartarsi o allontanarsi dai compagni di gabbia o ripararsi da temperature e fattori ambientali sfavorevoli. Alcune barriere e arredi dei recinti apparivano in cattivo stato di manutenzione, con il potenziale rischio di poter causare ferite agli animali o consentirne la fuga.

Nessuno degli zoo visitati sembrava disporre di un programma strutturato di educazione e sensibilizzazione del pubblico, e i cartelli informativi sulle specie, quando presenti, sono risultati spesso inesatti o illeggibili. Oltre il 50% degli zoo esaminati presentava i propri animali nel corso di spettacoli, costringendoli ad assumere comportamenti innaturali, spesso in ambienti inappropriati, con accompagnamento musicale e, di frequente, con incoraggiamento al contatto diretto fra i visitatori e gli animali, spesso appartenenti a specie pericolose o notoriamente portatrici di zoonosi.

Trascurabile, infine, la partecipazione delle strutture visitate a programmi di conservazione e a ricerche scientifiche utili per la conservazione delle specie.

“Le conclusioni del Rapporto evidenziano, purtroppo, una situazione, al 2015, estremamente precaria delle strutture zoologiche del nostro Paese esaminate, resa ancor più problematica dal numero estremamente limitato di ispezioni pubbliche negli zoo, spesso condotte in modo incoerente e inefficace, anche se è emerso un miglioramento rispetto ai dati che si riferiscono alle ispezioni nel 2011″, commenta Gaia Angelini, responsabile Lav – Area Animali esotici. “La maggior parte degli zoo visitati, compresi quelli dotati di licenza, presentavano criticità rispetto ai requisiti richiesti ai giardini zoologici dalla normativa, ma in alcuni casi le ispezioni effettuate hanno portato all’apertura di inchieste e all’applicazione di sanzioni per inadempimenti ai requisiti di legge”.

“Questo Rapporto ha rivelato che i miglioramenti negli zoo sono stati troppo pochi rispetto alle necessità reali”, ha affermato Daniel Turner, direttore Associato per il Turismo e Affari Ue di Born Free Foundation. “Rimane una disconnessione tra gli obblighi legali imposti agli zoo e le prestazioni reali nei confronti degli animali, almeno in alcuni zoo in Italia. Questi risultati sono inaccettabili, soprattutto in considerazione del fatto che l’introduzione della normativa europea e nazionale sugli Zoo risale oramai a più di quindici anni fa. Born Free Foundation, quindi, si offre di mettere a disposizione delle autorità governative italiane le proprie conoscenze e i propri esperti per contribuire ad ottenere un miglioramento reale nella vita degli animali”.

Lav e Born Free  chiedono inoltre al Ministero dell’Ambiente di mettere urgentemente in atto una serie di azioni, tra cui: lo sviluppo di un Piano di Azione Nazionale sugli Zoo che delinei le procedure su come gestire e risolvere le criticità esistenti; controlli sul rispetto del principio per cui gli spettacoli con animali sono contrari alla normativa che autorizza i giardini zoologici (ribadito con una Nota del Ministero lo scorso settembre, vedi nota LAV); l’aumento del numero di risorse umane e finanziarie per il monitoraggio e le competenze specie specifiche da parte delle persone preposte ai controlli; il riesame degli standard minimi per il mantenimento degli animali; l’emanazione di sanzioni dissuasive e proporzionali per la mancata applicazione della normativa; la chiusura degli Zoo che non applicano i requisiti e il ricollocamento degli animali in strutture idonee.

Approfondimenti

Estratto “Indagine sui giardini zoologici dei Paesi dell’UE – 2016. Il caso Italia”

Alcune fotografie presenti nel rapporto sono state scattate nel 2016 dalla fotografa Britta Jaschinski e sono parte di una mostra documentaristica in tour europeo partita dal Parlamento Europeo nell’ Ottobre del 2016 → Guarda e leggi

EU Zoo Inquiry è stato prodotto dalla Born Free Foundation in collaborazione con altre organizzazioni in varie edizioni su 20 Stati dell’ Unione Europea fin dal 2009. L’ edizione 2011 è stata la prima che ha trattato dell’ Italia. La serie ZOO-INQUIRY 2016 coinvolge l’ Italia e altri 6 Stati dell’ UE (Francia, Lituania, Germania e Malta,Danimarca, Croazia). Il Rapporto Italiano è stato pubblicato per primo.

Serie completa EU Zoo Inquiry di Born Free Foundation (2009-2016)

L’indagine sugli zoo di Born Free ha rivelato una diffusa non conformità degli zoo in tutta l’Unione europea, un’applicazione incoerente della direttiva UE zoologica e la legislazione nazionale zoologica associata e la scarsa capacità (comprese le conoscenze e le risorse) nelle autorità competenti in relazione all’interpretazione e all’esecuzione dello zoo regolamento. Born Free cerca cercando di affrontare queste carenze e migliorare gli standard si gestione degli animali anche fornendo training e professionisti alle autorità competenti.

Immagini: © Born Free Foundation/Lav/Britta Jaschinski. Foto scattate nelle estati del 2013, 2015 e 2016