Enpa al Governo: “Serve stretta contro la caccia. La vera minaccia alla sicurezza sono le ‘doppiette’, non gli orsi né i lupi”. Lipu: “Ancora 36 specie di uccelli cacciabili di cui ben 18 in cattivo stato di conservazione nei calendari venatori di molte Regioni”

E’ iniziata la stagione venatoria 2019/2020; cinque mesi di spari che causeranno milioni di vittime tra le specie selvatiche. Ma la caccia esige un pesante tributo anche in termini di vite umane. Lo scorso anno gli spari hanno causato ben 80 vittime tra morti e feriti (fonte: Associazione vittime della caccia). C’è poi la piaga del bracconaggio, che uccide sottotraccia dodici mesi su dodici nel più vergognoso disprezzo delle regole e della legalità. “Dunque la vera minaccia alla sicurezza, per le persone come per gli animali, è legata alla presenza di armati nelle nostre campagne e non certo a lupi e di orsi”, denuncia l’Ente nazionale protezione animali (Enpa). “Per questo, alla vigilia della riapertura venatoria, chiediamo un forte intervento del Governo per garantire una tutela effettiva e concreta a tutti coloro i quali risiedono nelle zone di caccia e a tutte le persone cui non deve essere negato il diritto di andare per quei boschi e per quelle campagne che per cinque mesi l’anno diventano delle vere ‘zone di guerra’.”
Secondo l’associazione animalista “è necessaria un’azione di ampio respiro. Servono anzitutto controlli serrati sul territorio, per i quali lanciamo un accorato appello al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e al ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Negli anni passati le azioni di prevenzione sono state fortemente indebolite dallo scioglimento della Polizia Provinciale e dalla transizione del Corpo Forestale nell’Arma dei Carabinieri. E fare prevenzione significa anche stabilire limiti di età alla detenzione di armi e condurre verifiche annuali sull’idoneità psico-fisica dei cacciatori, visto che molti di loro sono ultrasessantenni. Invece, oggi la normativa prevede che tali verifiche siano condotte soltanto ogni cinque anni”.
Enpa aggiunge che occorre anche puntare sul potenziamento degli strumenti legislativi per la repressione degli illeciti. Serve, cioè, un giro di vite contro i reati venatori. “L’Italia è il Paese del bracconaggio, tuttavia le sanzioni sono assolutamente irrisorie e inadeguate a contrastare il fenomeno”, afferma l’Ente nazionale protezione animali. “Basti pensare che oggi chi danneggia un’automobile paga un prezzo più alto di chi uccide un orso. Noi invece chiediamo da tempo che i reati venatori siano considerati dal nostro codice penale come delitti, quindi puniti con pene molto più severe, tra cui la reclusione. Per questo chiediamo al Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, di farsi promotore di iniziative in tal senso presso il Governo”.

La Lipu denuncia inoltre le gravi carenze dei calendari regionali alla vigilia dell’apertura ufficiale della caccia, che prevede ancora 36 specie di uccelli cacciabili di cui ben 18 in cattivo stato di conservazione. “Tre regioni italiane su quattro non hanno eliminato dai calendari venatori regionali specie come pavoncella, moriglione e tortora selvatica, tutte minacciate a livello globale, nonostante le richieste della Commissione europea e del Ministero dell’Ambiente di escluderle dalla lista delle cacciabili”, ricorda l’associazione. Tre almeno le situazioni più gravi: la prima è il non rispetto della richiesta di moratoria della caccia alla tortora selvatica, inviata dalla Commissione europea all’Italia sulla base del Piano d’azione internazionale, e trasmessa nel luglio 2018 dal Ministero dell’Ambiente alle regioni. Una richiesta che non ha trovato riscontro nei calendari venatori regionali: 19 tra Regioni e Province autonome su 20, infatti, non l’hanno eliminata dalle preaperture e né dai calendari della stagione che si sta avviando. Discorso simile per la pavoncella e il moriglione, che, come la tortora selvatica, sono classificate da BirdLife International “Spec 1”, ossia specie minacciate a livello globale. La lettera inviata lo scorso 9 luglio dal ministero dell’Ambiente alle Regioni, su segnalazione della Commissione europea, chiedeva di sospendere il prelievo venatorio in quanto le due specie sono state inserite negli allegati dell’accordo Aewa. Ebbene, in 15 regioni su 20 le due specie continuano ad essere cacciabili. In Calabria il Tar, grazie a un ricorso della Lipu con altre associazioni, ha sospeso la caccia a moriglione e pavoncella”.
Tutto questo appare in contrasto con le prescrizioni della direttiva comunitaria Uccelli e in particolare con il suo articolo 7, che afferma l’opportunità di sospendere il prelievo venatorio per le specie con stato di conservazione sfavorevole e che invita gli Stati membri ad avviare ogni azione utile per favorire il recupero delle popolazioni.
A tortora selvatica, moriglione e pavoncella, inoltre, si aggiungono altre specie ancora cacciabili ma classificate come “Spec 1” (tordo sassello e coturnice) e come “Spec 3”, ossia in stato di conservazione sfavorevole, ma non concentrate in Europa come pernice bianca e allodola. “Tali specie sono anche oggetto della campagna “7 specie da salvare” che la Lipu ha lanciato l’anno scorso e per le quali chiedeva già di escluderle dai calendari venatori”, dichiara Claudio Celada, direttore area Conservazione della Lipu-BirdLife Italia Lipu. “Nonostante i miglioramenti legislativi introdotti negli ultimi anni, quali il divieto di cattura dei richiami vivi, un utilizzo più corretto delle deroghe per la caccia ai piccoli uccelli e la chiusura anticipata della stagione ad alcune specie come tordi e beccaccia vi sono dunque ancora gravi carenze nel recepimento delle indizioni scientifiche formulate da Ministero e Ispra da parte delle regioni italiane, che si traduce in una caccia che non rispetta la natura. Ci auguriamo che al più presto le Regioni si adeguino alle richieste di Ministero Ambiente e Commissione europea. Da parte nostra proseguiremo la nostra battaglia per ricondurre l’attività venatoria nell’alveo del rispetto delle norme europee e nell’osservanza delle indicazioni della scienza, così come continueremo la lotta contro il bracconaggio e le numerose forme diffuse di illegalità”.

➡️ Firma qui la petizione Lipu in cui si chiede un provvedimento che, nel caso di ferimento o uccisione di animali appartenenti a specie protette, fermi per molti mesi la caccia in tutta l’area interessata, introducendo il principio della responsabilità oggettiva per gli istituti che gestiscono le attività venatorie.

“Il Wwf  Italia”, dichiara il vicepresidente Dante  Caserta, “incaricherà i suoi legali di procedere con le opportune iniziative, anche dinanzi alla magistratura contabile, per chiedere il risarcimento degli enormi danni causati dalle Regioni più irresponsabili agli animali selvatici e alla natura d’Italia. Ricordiamo che la fauna selvatica è patrimonio  indisponibile dello Stato che dovrebbe essere tutelato nelliinteresse della comunità nazionale ed internazionale”.