Un orso bruno marsicano di 10 anni, specie protetta, è stato ucciso a colpi di fucile nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Il Wwf chiede al presidente del consiglio Enrico Letta “un immediato intervento”, la Lav mette una taglia sull’assassino

orso stefano

La Lega antivivisezione darà  duemila euro a chi fornirà notizie utili ad identificare i responsabili della morte del plantigrado. La Lav   chiede inoltre alla Procura della Repubblica competente e alle forze di polizia, in primo luogo al corpo forestale dello Stato, che “chi ha compiuto quest’atroce gesto sia identificato con indagini veloci ed efficaci, mediante stringenti accertamenti tecnici”.

L’orso Stefano, un maschio di circa 10 anni in ottime condizioni fisiche, è stato rinvenuto nel comune di Castel San Vincenzo (Isernia), nel versante molisano del Parco, alle pendici del Monte Marrone, su segnalazione di un escursionista. L’orso, era privo di marchi auricolari ma dall’esame di caratteristiche morfologiche oltre che dalla successiva lettura del microchip è stato possibile ricondurlo all’esemplare di nome Stefano che in diverse occasioni era stato avvistato anche al di fuori dei confini dell’area protetta del Parco. L’orso è stato recuperato e trasportato presso la facoltà di medicina veterinaria di Teramo e l’Istituto zooprofilattico per accertare le cause della morte. Dall’esame radiografico della carcassa del plantigrado sono stati evidenziati due proiettili, di cui uno nella regione cranica e l’altro a livello dell’articolazione scapolo-omerale (quest’ultimo sembrerebbe piuttosto datato e quindi non responsabile della causa di morte) oltre a diversi pallini sparsi lungo tutto il corpo.

Stefano è stato ucciso con modalità simili ad un esecuzione. Gli autori, che potrebbero essere identificati attraverso esame ed analisi incrociate di fucili e proiettili, dovranno rispondere del reato di uccisione di animale con crudeltà ex art. 544 bis Codice penale. ”Oltre a ciò, dovranno rispondere anche del reato di furto venatorio di cui agli artt. 624, 625 n. 7, del codice penale, in relazione alla teoria giurisprudenziale della sussistenza del reato di furto aggravato ai danni dello Stato in caso di illecita apprensione di fauna selvatica da parte di persona sprovvista di licenza di caccia (Corte Suprema di Cassazione, IV Sezione Penale, Sentenza n. 34352 del 27/5/2004)”, aggiunge Carla Campanaro, responsabile dell’Ufficio legale della Lav.

“È inaccettabile che nel 2013 si spari ad un orso bruno marsicano, specie protetta a livello europeo che vive negli Appennini in poche decine di esemplari”, ha commentato il Wwf. “Ed è ancora più inaccettabile che questo avvenga in un’area naturale protetta come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise”. Per questo l’associazione chiede al premier Letta “di intervenire urgentemente per tutelare un patrimonio di inestimabile valore, creando un coordinamento con i ministri competenti per indagare velocemente e con efficacia sui colpevoli di questo gravissimo reato, con l’aiuto dei nuclei investigativi del corpo forestale”. Questo reato non può essere lasciato impunito, così come i numerosi casi già avvenuti negli anni passati”. Il Wwf ricorda infatti la morte dell’orso Bernardo e di altri due orsi nell’autunno del 2007, rimasta senza colpevoli, così come l’avvelenamento di numerosi animali. Il Parco Nazionale ha recentemente pubblicato l’elenco degli orsi morti con le relative cause: 18 sono gli orsi morti per arma da fuoco dal 1971 e tanti altri sono morti per lacci e bocconi avvelenati. E altri esemplari sono morti per incidenti stradali. “La situazione è quindi gravissima ed occorre l’impegno di tutte le Istituzioni presenti per mettere un freno a questi fenomeni e preservare questa specie dall’estinzione”, conclude il Wwf.

Anche la Lipu  condanna i bracconieri per l’uccisione dell’animale e chiedono provvedimenti seri.  “Se non s’inseriranno pene gravi per i bracconieri che uccidono animali bellissimi come il rarissimo orso marsicano continueremo ad assistere inermi alla loro estinzione. Stiamo assistendo a un silenzio assordante delle autorità che hanno il dovere e il compito di proteggere la fauna selvatica italiana, patrimonio indisponibile dello Stato”. E’ il commento del presidente Lipu-BirdLife Italia Fulvio Mamone Capria. Se per questi gravi reati contro specie faunistiche particolarmente protette non si aprono le porte del carcere per i bracconieri  ogni sforzo diventa vano perché questi delinquenti non si rendono conto dell’enorme danno inflitto al turismo delle aree protette e a una natura dal valore inestimabile. E’ una vergogna leggere di un orso marsicano, di cui si contano, solo in Abruzzo, poche decine di esemplari viventi, ucciso da criminali che con metodo organizzato gli hanno sparato ferocemente con armi diverse”. Il Parlamento intervenga seriamente su questo tema anziché proporre, come alcuni politici stanno annunciando in questi giorni, una nuova deregulation venatoria e modifiche alla legge sui parchi che permettono l’accesso di persone armate nelle aree protette”.