Riceviamo e pubblichiamo questo breve saggio di Samuele Venturini,  biologo, che ha avviato nel Comune di Buccinasco (Milano) un progetto di “contenimento naturale” delle colonie di nutrie, nelle quali individui riproduttori sterilizzati, continuando a difendere il territorio in competizione per il cibo e gli spazi con gli individui fertili, impediscono fenomeni di immigrazione e riducono il tasso riproduttivo della colonia.  “Questo è un sistema indolore”, afferma Samuele Venturini, “rispettoso della vita e sicuramente più gradito dell’uccisione cruenta, che risulta impopolare presso il pubblico più sensibile”.

Samuele Venturini

Samuele Venturini

LE VERITA’ SULLA NUTRIA (di Samuele Venturini)

Breve presentazione

Il suo vero nome è “South American Swamp Beaver” ovvero castoro sudamericano di palude. Fino agli anni 60 del secolo scorso in Italia era un animale rispettato e ben voluto, conosciuto ai più con il termine “castorino”, proprio come l’omonima pelliccia che ha permesso all’economia italiana del tempo di riprendersi durante il dopoguerra. Attualmente questo animale è conosciuto ai più con il nome “nutria” anche se – in questo ultimo caso – si tratta di un errore storico di identificazione dovuto ai coloni spagnoli che giunsero per la prima volta in Sud America. Qui videro questi grossi roditori, inesistenti nel vecchio continente, e li scambiarono per lontre. Nutria infatti in spagnolo significa proprio lontra. Ma la lontra è un mustelide carnivoro mentre il castorino è un roditore erbivoro, “cugino” del castoro (Castor spp.) e del capybara (Hydrochieris hydrochaeris). Il nome scientifico della nutria è Myocastor coypus da cui il nome nella lingua dei popoli locali “Coypu”.

 Cenni di Biologia

Il Coypu è un roditore sudamericano originario della Patagonia. Il suo areale comprende Argentina, Brasile, Uruguay, Cile. L’alimentazione è tipicamente erbivora a causa della sua dentizione e dell’apparato digerente del tutto simile a quello del comune castoro. Si nutre infatti di vegetazione spontanea, piante acquatiche, radici, frutti, ortaggi, semi, e va ghiotto anche di farinacei (pane, grissini, biscotti). A parità di disponibilità di risorse, la nutria predilige sempre l’incolto e solo se costretta dalle circostanze tenderà a nutrirsi delle piantine coltivate presenti a pochi metri dall’argine. Essendo una preda tende sempre a rimanere nei pressi delle rive dei corsi d’acqua dove risiede la sua tana che può consistere o in un nido di vegetazione tra gli arbusti e le siepi oppure in cunicoli scavati negli argini. Va ricordato che la nutria non è un animale fossorio obbligato, solo se le condizioni del territorio sono insufficienti a procurare alla nutria il relativo riparo allora è costretta a scavare la propria tana nell’argine per poter sopravvivere alle condizioni climatiche e mettersi al riparo dai predatori. Ciò avviene quando si ha un eccessivo diserbo degli argini e una mancanza di piantumazione delle sponde. Queste due caratteristiche, se rispettate, sarebbero di per sé sufficienti a evitare danni prevedibili di smottamenti causati da un eccessivo sfruttamento del suolo e da una cattiva conduzione dei fondi agricoli. Il coypu predilige vivere in rogge, fontanili, cave, stagni e altri corsi d’acqua con poca corrente. Tende a occupare la stessa tana per tutta la vita e a occupare quelle già presenti per esempio quelle di lontre, tassi e altri animali di simile taglia. Si riproduce circa 2 volte all’anno, la gravidanza dura circa 4 mesi e partorisce in media 4-6 cuccioli che nascono già con la pelliccia, gli occhi aperti, i denti e già dopo 24 ore dalla nascita sono in grado di seguire la mamma a nuoto. La femmina presenta le mammelle in posizione latero-dorsale. Ciò, unito alle zampe palmate posteriori, rende la nutria un vero castoro sudamericano e un animale fortemente semiacquatico. La nutria è in grado di autoregolarsi ovvero di adottare strategie etologiche e fisiologiche per vivere in equilibrio con l’ambiente circostante. Per esempio è in grado di abortire e assorbire i feti in base alle risorse trofiche presenti in una determinata area. E’ un animale molto sociale, pulito e intelligente inoltre vive in armonia con le biocenosi degli ecosistemi locali. L’importante è che tali ecosistemi siano sani e non degradati a causa dell’uomo. Solo in quest’ultimo caso infatti qualunque animale, a prescindere dalla nutria, può creare impatti alle comunità biologiche presenti.

Storia

Il castorino è stato importato in Italia fin dagli anni 20 del secolo scorso per l’allevamento di pellicce ma anche per alimentazione. Nei Paesi di origine e nell’Est Europa è considerato “pet” ovvero animale da compagnia a causa della sua indole estremamente docile, dell’affetto che dona e della fiducia e capacità di interazione che contraddistinguono questo roditore. Anche in Italia il coypu era considerato come animale da compagnia e lo potrebbe essere a tutti gli effetti anche ora. La sua indole pacifica è stato il principale motivo che ha permesso la facile diffusione degli allevamenti di castorino. Le fughe accidentali unite ai rilasci intenzionali da parte di molti allevatori e imprenditori mossi dai facili guadagni, hanno creato le condizioni ottimali per la naturalizzazione e la diffusione della nutria attraverso le pianure e i corsi d’acqua nostrani.

La reale entità degli impatti

Sovente si imputano alle nutrie i danni indennizzati alle colture agricole. Ma è davvero così? Per rispondere a questa domanda non basta solo andare di persona lungo le campagne delle nostre pianure e constatare che  gli impatti paventati sono minimi, ma è opportuno consultare i dati ufficiali relativi alla percentuale di indennizzi causati dagli impatti della fauna selvatica e ripartiti per specie. Ebbene fatto questo è possibile osservare un dato preciso: a livello nazionale la nutria influisce per un 5% sui costi erogati per indennizzare i danni. Sovente però, sempre dai documenti ufficiali, il danno imputato alla nutria  è assimilato insieme a quello del tasso o di altri animali. Ciò è dovuto al fatto che non sempre è possibile correlare il danno subito alla specie che lo ha cagionato. Proseguendo con la consultazione dei dati si può evincere che lepre e fagiano causano danni pari al 15% circa mentre i cinghiali al 40%. Insomma, gli animali comunemente definiti come “selvaggina” e che vengono immessi per scopi venatori (caccia) più o meno senza criterio ecologico si configurano essere quelli che provocano più danni. Basterebbe quindi regolamentare la gestione venatoria per poter risolvere gran parte degli impatti che la fauna selvatica arreca all’uomo. Impatti che ricordiamolo vengono però favoriti dallo stesso essere umano per i più svariati motivi (cattiva gestione, scelte poco accurate, interessi economici, ecc.). La Nutria oltretutto, secondo dati affidabili di letteratura scientifica e ricerche sul campo, si ciba prevalentemente di incolto e non di colture. A parità di disponibilità di risorse predilige i prati e le essenze spontanee che crescono vicino agli argini. Purtroppo a causa dell’agricoltura intensiva e per nulla ecosostenibile troviamo argini diserbati. I nostri territorio sono alluvionali per cui è sufficiente una pioggia più battente per provocare degli smottamenti con tutte le conseguenze del caso. Da che mondo è mondo l’uomo ha sempre convissuto con gli animali. Difatti all’agricoltore poco importa che ci siano nutrie, lontre, gamberi, tassi, volpi, ecc. L’importante è che gli eventuali danni siano limitati e facilmente gestibili. Chiunque coltiva la terra sa perfettamente che una parte del raccolto sarà perso a causa proprio delle caratteristiche intrinseche all’attività agricola come la presenza di fauna, le intemperie, il clima, ecc. Le nutrie non sono fossori obbligati ovvero non scavano sempre gli argini per ricavarsi la tana, lo fanno solo quando non c’è sufficiente vegetazione per ripararsi o per ricavare una zattera dove poter ricavare un nido. Secondo i dati di letteratura scientifica, le tane sono lunghe mediamente 2.5 – 3 metri e generalmente sono monocunicolari. Solo in casi particolari la lunghezza più arrivare fino a 5 metri e le tane presentare più cunicoli ma ciò è favorito dalla pressione venatoria e dai piani di abbattimento. Questi infatti, se eseguiti senza criterio comportano uno stress alla popolazione della specie che si vorrebbe controllare portando ad un aumento del tasso riproduttivo, del tasso di immigrazione e quindi dei danni futuri. Ciò spiega anche il motivo per cui ogni anno nei medesimi luoghi vengono catturati sempre più esemplari. Sono dati e informazioni che lo stesso Ministero dell’Ambiente divulga e conosce. Il problema è che le Amministrazioni e chi dovrebbe gestire davvero l’ambiente non vuole recepire per vari motivi che di ambientale non hanno nulla.  Secondo le analisi effettuate ogni anno dagli Istituti Zooprofilattici, la nutria non è considerata a tutt’oggi in Italia un pericolo igienico – sanitario. Le percentuali di positività anticorpali alla leptospirosi sono paragonabili a quelle presenti nella fauna selvatica e nell’ambiente. Tutto al più potrebbe configurarsi come potenziale vettore secondario ma anche in questo caso non comporta nessun pericolo alla saluta e all’epidemiologia sia umana che animale. Le analisi microbiologiche invece hanno dimostrato quanto detto poc’anzi dato che l’isolamento del patogeno è estremamente raro.

Leggende, disinformazioni e miti da sfatare

Spesso si leggono e si sentono dire molte disinformazioni sulle nutrie e ciò è dovuto alla scarsa conoscenza che la maggior parte delle persone ha di questo animale. Fortunatamente la scienza come la biologia è in grado di dimostrare e di fornire le corrette informazioni atte ad una maggior comprensione sia della specie che del fenomeno in questione. Riportiamo qui di seguito alcune tra le più diffuse domande che ho sentito fare sia personalmente che indirettamente:

D (Domanda) – La Nutria è un incrocio tra un ratto e un castoro?

R (risposta) – NO! La Nutria è un castoro sudamericano. In natura è impossibile ottenere incroci tra due specie assolutamente diverse. Si tratta di incompatibilità genetica. Inoltre il Ratto (Rattus norvegicus) appartiene alla Famiglia Muridae, la Nutria invece, essendo un Castoro, appartiene alla Famiglia Myocastoridae. Sia evolutivamente che filogeneticamente questi due Roditori sono geneticamente diversi, etologicamente, ecologicamente e biologicamente diversi.

D – La Nutria mangia (o attacca) gli uccelli, i cani, i gatti, i topi, i ratti, le uova, le galline, ecc.?

R – NO! La Nutria è prettamente vegetariana, al massimo (dati di letteratura) potrebbe cibarsi solo di piccoli molluschi e/o crostacei ma non ci sono prove fotografiche riguardo tale affermazione. I ratti essendo onnivori possono mangiare carcasse di gatti, cani, uccelli. La Nutria inoltre non ha la dentatura per mangiare carne bensì solo ed esclusivamente vegetali in quanto presenta il diastema tra gli incisivi e i molari. La Nutria inoltre e’ un animale molto docile e assolutamente non aggressivo difatti l’unica sua difesa e’ la fuga ed e’ impossibile che attacchi altri animali. Solo se alle strette si difende ma questa sua difesa e’ dovuta al fatto che cani e altri animali la stanno importunando. Dove l’ambiente risulta degradato inoltre, la Nutria potrebbe creare disturbi alla nidificazione degli uccelli acquatici a causa del calpestamento dei nidi. In questi casi però gli uccelli tenderanno a spostarsi, ad aumentare la seconda covata e a utilizzare le strategie atte ad un miglior adattamento per far fronte al disturbo naturale che si presenta. La presenza di vegetazione favorisce la tutela dei nidi degli uccelli acquatici anche in presenza di castorini.

D – La Nutria salta al collo è morde?

R – NO! La Nutria non morde nè l’uomo nè gli altri animali. Solo se si trova in condizioni particolari (in gabbia per esempio) tenta di difendersi, come qualunque altro animale compresi noi umani.

D – La Nutria è stata prodotta dall’uomo a scopo di pelliccia?

R – NO! il Coypu, erroneamente chiamato Nutria, è un Castoro nel senso biologico del termine. Myocastor coypus esiste da circa 30.000.000 (30 milioni) di anni in quanto i suoi reperti fossili risalgono all’Oligocene.

D – La Nutria è stata importata per predare le vipere?

R – NO! Le Nutrie non sono predatrici e non mordono mai gli altri animali (salvo in casi di difesa territoriale e per la prole). In Africa hanno tentato di usare proprio i serpenti come i pitoni per eradicare le nutrie ma senza successo. I pitoni infatti si interessarono di altre prede appartenenti alla fauna autoctona comportando una diminuzione del numero e un rischio di estinzione.

D – Sono state importate solo Nutrie femmine che poi si sono riprodotte?

R – NO! Le Nutrie sono mammiferi e non si riproducono per partenogenesi! Sono invece stati importati sia maschi che femmine per allevare gli esemplari e farne pellicce.

D – E’ possibile eradicare la nutria come in Inghilterra?

R – NO! Infatti l’eradicazione della specie in questo Paese è stata possibile solo grazie alla concomitanza di alcuni fattori. Per prima cosa va considerato il fattore geografico. L’Inghilterra infatti è un’isola e non possiede il reticolo idrico delle nostre zone. Le colonie di nutrie erano facilmente isolabili e presenti in corpi idrici non sempre comunicanti. Si è decisi di intervenire abbastanza in fretta con un modesto dispiegamento di risorse sia economiche che umane. Il fattore più importante e che ha giocato un ruolo fondamentale nella buona riuscita dell’intervento è stato il susseguirsi di cinque inverni consecutivi molto freddi e il freddo è il principale “nemico” della nutria.

Per una corretta gestione

Ai sensi della L. 157/92, ed in particolare all’art.19, il “controllo” della fauna selvatica può essere definito come l’insieme delle azioni (dirette od indirette) finalizzate alla prevenzione/limitazione/riduzione dei danni causati da una specie faunistica. Prima di poter attuare qualsiasi azione di prelievo sulla popolazione responsabile di un danno, è necessario documentare l’effettivo danno, mettere in atto idonei sistemi ecologici di prevenzione e, solo in caso di inefficacia di questi ultimi, l’Amministrazione può provvedere al prelievo mediante abbattimento e/o cattura. Il Ministero dell’Ambiente ha dichiarato infatti l’impossibilità di eradicare la nutria dal territorio nazionale potendosi parlare solo di contenimento. Siccome i metodi impiegati oggi (sparo e gabbie – trappola con eutanasia) sono risultati inefficaci e lo sparo è fortemente sconsigliato dallo stesso Ministero dell’Ambiente, è importante quindi intervenire in maniera corretta ed efficace. La stessa legge infatti norma l’impiego di metodi ecologici che, secondo le esperienze fatte all’estero, sono quelli più efficaci e risolutivi, basandosi infatti su nozioni scientifiche. Questi metodi comprendono il miglioramento ambientale o valorizzazione ambientale. Un ambiente sano, gli argini piantumati, la presenza di fasce boscate, di tratti incolti, ecc. consente di mitigare efficacemente gli impatti sia sulla predazione della selvaggina o degli animali da cortile, sia sulle infrastrutture e sull’attività agricola. Un altro metodo comprende l’impiego dell’ingegneria naturalistica, per esempio le reti antinutria – antigambero che oltre a comportare una forte ed efficace dissuasione fisica consentono un miglioramento dell’infrastruttura stessa e un ammortamento economico conveniente nel lungo periodo. Infine vi è il controllo della fertilità che sta dando risultati positivi anche qui in Italia e si basa su progetti già utilizzati e con risultati positivi eseguiti su castori, volpi, uccelli, predatori. L’obbiettivo è quello di diminuire il tasso di natalità e gli individui sopravvissuti ma sterili difenderanno il territorio all’immigrazione di altri esemplari. Questi metodi possono essere impiegati parallelamente ad altri metodi di contenimento, sono più economici e risolutivi nel medio – lungo periodo e sono anche quelli più moralmente accettabili dalla popolazione.

Contatti:

Per approfondimenti, collaborazioni, consulenze, ecc.
dott. Samuele Venturini – biologo, castoro logo, già Assessore all’Ambiente
e-mail: progeconatura@gmail.com
cell. 3485475618

Nutria

Foto in alto National Geographic