CACCIA: CHIUDE LA STAGIONE VENATORIA 2018/19, MA IN MOLTE REGIONI I FUCILI CONTINUERANNO A SPARARE. MILIONI DI ANIMALI UCCISI E UN BILANCIO PROVVISORIO DI 65 VITTIME UMANE, TRA CUI 2 BAMBINI, IN SOLI 4 MESI.

LA CACCIA È UN MASSACRO INGIUSTIFICABILE, PER CHIEDERNE L’ABOLIZIONE C’È TEMPO FINO AL 10 FEBBRAIO PER FIRMARE LA PETIZIONE LAV #BASTASPARARE HTTPS://BIT.LY/2CDLMUU

Si chiude giovedì 31 gennaio la stagione di caccia 2018/19. Ma non ovunque. La stagione venatoria dovrebbe essere compresa tra la terza domenica di settembre e il 31 gennaio ma in virtù di concessioni alla preapertura e al posticipo della chiusura, in gran parte delle Regioni, di fatto, s’inizia a sparare il 1° settembre per smettere (al netto di altre forme di uccisioni con arma da fuoco, come ad esempio alcuni  piani di controllo, che non rientrano tecnicamente nella “caccia”) il 10 febbraio. Un “bonus” per i cacciatori, un mese in più di morte e sofferenza per gli animali selvatici e di grave rischio per gli umani.

Anche quest’anno, la stagione di caccia ha portato con sé milioni di vittime fra gli animali e decine di “incidenti” annunciati, con morti e ferimenti anche fra gli uomini, cittadini che in molti casi non avevano nulla a che fare con il mondo venatorio.

Dal 1 settembre al 31 dicembre 2018 l’Associazione Vittime della Caccia conta ben 65 vittime – 16 morti e 49 feriti, tra cui anche due bambini – tra cacciatori e non. Vittime colpite sia durante l’attività venatoria che al di fuori delle battute, con l’uso di armi da caccia o per mano di cacciatori, a sottolineare la criticità della diffusone delle armi da caccia anche per la pubblica sicurezza (i dati aggiornati sulle vittime dell’intera stagione venatoria 2018/19 saranno disponibili dalla sera del 01/02 su: https://bit.ly/2UsCbBr)

“Incidenti” li chiamano i cacciatori, ma nella gran parte dei casi registrati, la cronaca parla di veri e propri comportamenti dolosi, che nulla hanno a che vedere con l’evento fortuito. Lo dimostrano i dati sulle vittime di armi da caccia: la casistica ci parla di costanti violazioni della distanza minima dalle abitazioni prevista per legge, di persone – cacciatori e non – finiti a fare da bersaglio, loro malgrado, di chi, nella frenesia di uccidere, ha tirato il grilletto ancor prima di capire chi fosse inquadrato nel mirino. Si è molto scritto di casi in cui il cacciatore ha sparato dopo aver sentito un rumore, oppure dopo aver visto muovere un cespuglio, con esiti drammatici e talvolta irreversibili.

“Si tratta di casi gravissimi che non possono essere derubricati a semplici incidenti, ma considerati per quello che sono: veri e propri atti criminali”, ribadisce Massimo Vitturi, responsabile Lav – Animali Selvatici. Come si può sparare alla alla cieca? Senza l’opportuna prudenza, altrimenti non si capisce come si possa scambiare un uomo per un fagiano o un cinghiale. Ne risulta, nei fatti, un grave pericolo per tutti, tanto più se si considera che i dati ci parlano di un numero di cacciatori che va diminuendo, ma con percentuali sempre maggiori di persone anziane, tra chi continua a imbracciare il fucile”.

Accanto alla caccia “legale” c’è poi il bracconaggio, che continua a mietere le sue vittime tra le specie maggiormente protette o utilizzando sistemi vietati perché particolarmente crudeli verso gli animali e invasivi del loro habitat, come dimostrano le foto di recenti azioni antibracconaggio condotte da Lav.

“Quella tra cacciatore e bracconiere è una distinzione spesso sfumata”, osserva Vitturi, ” anche in questa stagione venatoria, infatti, le forze dell’ordine hanno smascherato decine di bracconieri dotati di regolare licenza di caccia, con buona pace delle associazioni venatorie che ancora si affannano a difendere nei modi più fantasiosi i propri aderenti, sostenendo, ad esempio, che i cacciatori sono cittadini modello, perché dotati di porto d’armi e quindi con la fedina penale intonsa”

L’altra “favola” raccontata dal mondo venatorio è quella del cacciatore amante della natura, o del cacciatore ambientalista, un paradosso di cui il VIDEO LAV “BASTA SPARARLE GROSSE” svela la crudele inconsistenza (VIDEO FB: https://www.facebook.com/LAVonlus/videos/10155868437543413/).

Una favola definitivamente smentita anche dalla recente sentenza 7/2019 emessa dalla Corte Costituzionale che, pronunciandosi in relazione al calendario venatorio piemontese, di fatto chiarisce che alla caccia non può essere riconosciuto alcun valore positivo dal punto di vista della tutela dell’ambiente e degli animali selvatici, con buona pace dei cacciatori.

Morte, sofferenza, illegalità, sono le parole d’ordine di ogni stagione venatoria, per questo motivo Lav ha lanciato una petizione (bit.ly/2CDLmuU) per l’abolizione della caccia che si chiuderà il prossimo 10 febbraio. Le firme raccolte andranno a sostenere l’iniziativa legislativa per la messa al bando di qualsiasi attività che comporti l’uccisione degli animali selvatici.