Una soluzione gentile, cruelty-free, al problema della prolificazione dei topi? Ridurre il loro numero senza ucciderli, puntando sul controllo delle nascite, o ricorrere ai dissuasori a ultrasuoni.

Oltre a uccidere i topi, le esche avvelenate delle derattizzazioni possono essere mangiate anche dagli uccelli e dagli animali domestici. Gli uccelli a loro volta, così come i topi, sono cibo per i predatori: cani, gatti e uccelli di grandi dimensioni, come i gabbiani e i rapaci.

Negli Stati Uniti hanno sperimentato, con esiti positivi, nuovi tipi di esche (Contrapest della Senech) che contengono ormoni per accelerare la menopausa nelle femmine dei roditori e rendono meno fertili i maschi.

Laddove è stato utilizzato questo tipo di esche medicate, si è avuta una sensibile riduzione di ratti, evitando anche il pericolo per gli animali domestici che vengono a contatto con i topicidi poiché le bassi dosi basse di ormoni contenute in queste esche sono innocui per cani e gatti.

Robert Corrigan, un esperto roditologo che da molti anni collabora col dipartimento di igiene e salute mentale di New York per tenere sotto controllo la popolazione di ratti, ha spiegato che questo nuovo approccio potrebbe finalmente essere quello giusto: i veleni mortali usati a NYC, infatti, non hanno provocato la presenza di un minor numero di ratti nel lungo periodo, dato che uccidendone molti non si fa altro che abbassare la competizione per il cibo e rendere i superstiti più sani e fertili.

Anche gli apparecchi ad ultrasuoni (vedi sotto) sono una valida alternativa al pericoloso veleno topicida. Gli ultrasuoni sono suoni ad alta frequenza (superiore a 20 KHz) non percepibili dall’orecchio umano ma avvertiti da molti animali. Se usati in modo opportuno, alle frequenze giuste e a intensità sufficientemente alta, causano disturbo al delicato sistema uditivo e nervoso di alcuni animali, tra cui quelli considerati nocivi. E poiché molte creature selvatiche dipendono dal loro udito per la loro stessa sopravvivenza, la ricerca ha dimostrato che interferire nella loro soglia di frequenza crea in loro un tale disturbo da essere costretti ad allontanarsi.