Le pale eoliche, innalzate in spazi naturali, sono un pericolo per l’avifauna selvatica. Occupando lo spazio aereo degli uccelli, talvolta nelle rotte migratorie, e sfruttando il vento così come fanno loro per volare, ruotano a una velocità di 150-300km orari, abbattendosi sugli sventurati volatili che le incontrano, uccidendoli o mutilandoli gravemente.
Il Ministero dell’Ambiente tedesco ha reso note in uno studio le specie particolarmente colpite: al primo posto il nibbio reale, seguito da poiana, aquila di mare, gheppio, gabbiano comune, allodola e rondone. Ma ne restano vittime anche altri rapaci diurni, avvoltoi, nibbi, e poi gru, anatre, cicogne, pipistrelli, rondini e rondoni ecc., interferendo anche con i corridoi migratori.
L’impatto degli aerogeneratori sul paesaggio e sull’avifauna è oggetto di ricerche sempre più approfondite e di pronunce giurisprudenziali. Il Consiglio di Stato, Sez. VI, n. 1674, del 26 marzo 2013, stabilisce che sia “di buona amministrazione” calcolare l’interferenza sul volo degli uccelli prima dell’avvio dei lavori relativi a ogni nuova centrale eolica.
E’ inoltre vietata la costruzione di nuovi impianti nelle zone di protezione speciale (art. 5, comma 1°, lettera l, del D.M. Ambiente 17 ottobre 2007).
Ma il problema è tutt’altro che risolto e lo dimostrano le testimonianze di tutta Europa e di tutto il mondo.
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(Nella foto in evidenza, un Nibbio reale ucciso dalle pale eoliche)