Vincere la paura o la diffidenza nei confronti dei medici grazie all’aiuto e all’affetto di un animale domestico: all’ospedale Le Molinette di Torino i primi esperimenti stanno riscuotendo un bel successo e registrano storie a lieto fine, come quella di una giovane paziente di 16 anni e mezzo affetta da una grave forma di anoressia nervosa: inizialmente rifiutava qualunque proposta di terapia, ma grazie alle sedute di pet therapy ha accettato un progressivo avvicinamento al luogo di cura e ai sanitari mediato dai cani. La paziente ha così potuto sperimentare le proposte di cura gradualmente, mostrandosi via via più disponibile e motivata.

Un bambino russo di 11 anni, Marco, adottato all’età di 7 da genitori italiani, affetto già in Russia da problematiche di tipo neurochirurgico, poi diagnosticate e trattate in Italia, in particolare da una malformazione artero-venosa. Nel 2013 è stato sottoposto a un’embolizzazione cerebrale che ha lasciato però nel bambino fobie e paure importanti per tutto ciò che è sanitario: camici bianchi, locali, presidi, e così via. Da 2 anni aveva bisogno d’intervento odontoiatrico, ma nonostante svariati tentativi aveva sempre rifiutato anche solo di essere visitato. La famiglia, in occasione dell’evento A tutta coda, che si è svolto al Lingotto dal 13 al 16 ottobre, è venuta a conoscenza del progetto ‘The Dogtor’, finanziato dall’associazione Immagina-To, e in particolare del progetto presso la Dental School della Città della Salute, diretta da Stefano Carossa. L’incontro di Marco con i ‘Dogtors’ è stato amore a prima vista: con l’aiuto di Camilla, una golden retriever, ha preso confidenza con gli strumenti odontoiatrici e ha poi scelto Sally, lagotto romagnolo, per farsi accompagnare e ‘assistere’ alla poltrona, tenendola direttamente seduta sulle gambe. “Il risultato è stato molto positivo: non solo a Marco sono state somministrate tutte le cure, ma al termine della seduta ha addirittura abbracciato il dottore”, fanno sapere dalle Molinette.

“Gli animali sono in grado di promuovere attività fisiche e ricreative, catalizzano relazioni sociali e comunicazione, riducono il senso di solitudine ed aiutano a fronteggiare situazioni di ansia e stress. Le loro capacità di mostrare totale e incondizionata accettazione, senza riguardo alle disabilità e patologie dell’essere umano con cui entrano in contatto”, spiegano dalla Città della Salute di Torino, “rappresentano uno strumento preziosissimo per il benessere di persone che si trovano in situazioni particolari come ad esempio gli anziani istituzionalizzati, i bambini ospedalizzati, i pazienti psichiatrici e chiunque si trovi in una situazione, anche parziale e temporanea, di isolamento sociale. Tutto ciò succede quotidianamente presso gli ospedali della Città della Salute di Torino”.