Non possono aprire le ali, perdono le piume, subiscono l’amputazione del becco ma producono il doppio rispetto a 50 anni fa. Sono le galline allevate in gabbia che in Italia sono oltre 40 milioni.

I dati arrivano dal Ciwf Italia Onlus che ha documentato la situazione con filmati girati in allevamenti italiani e rilancia la sua campagna End the Cage Age, chiedendo l’abolizione delle gabbie, per le galline e per tutti gli animali da allevamento.

Le immagini sono state girate durante la scorsa primavera in allevamenti intensivi in Italia, Francia, Repubblica Ceca e Cipro. Una volta varcata la soglia dei capannoni gli operatori hanno potuto filmare file e file di gabbie disposte su più livelli in cui migliaia di galline sono costrette a vivere tutta la loro vita in spazi talmente ristretti da non poter neanche aprire le ali. Molte galline, rileva la Onlus, hanno perso le piume e hanno subito la parziale amputazione del becco. L’amputazione avviene senza anestesia ed è necessaria per evitare che le galline si feriscano l’una con l’altra.

La legislazione europea ha proibito le gabbie ‘convenzionali’ a partire dal primo gennaio 2012. Questa normativa, tuttavia, consente ancora le gabbie cosiddette ‘arricchite’, che presentano alcuni miglioramenti rispetto alle «convenzionali», ma secondo Ciwf, non sono in grado, in quanto gabbie, di garantire il benessere delle galline.

L’attrice Daniela Poggi ha registrato per Ciwf un video appello per chiedere la fine dell’uso delle gabbie per le galline: «Io non credo che questa si possa chiamare vita, eppure è legale e continua a essere reale e sotto gli occhi di tutti. Accettiamo la sofferenza di milioni di galline costrette a vivere dentro le gabbie» ha dichiarato Daniela Poggi, che invita i cittadini a firmare la petizione su Ciwf.it.

Secondo Annamaria Pisapia, direttrice di Ciwf Italia Onlus, «è inaccettabile che nel ventunesimo secolo vi siano forme di maltrattamento istituzionalizzato come l’allevamento in gabbia. Sentiamo dire dall’industria che questo sistema ha ragioni sanitarie, ma ciò non corrisponde al vero. L’allevamento in gabbia delle galline ha solo una ragione, quella economica e tutta a favore degli allevatori e non dei cittadini consumatori».

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