In calo, nelle zone periferiche, allodole, passeri, cardellini e verdoni a causa del consumo di suolo

Nelle nostre città ci sono sempre meno passeri mentre aumentano i falchi e i gabbiani. A mappare la presenza degli uccelli nei centri urbani è la Lipu-BirdLife Italia in un volume dal titolo Urban bird atlases in Europe che raccoglie gli atti della tavola rotonda realizzata a Napoli lo scorso 27 settembre nell’ambito del 20° Convegno italiano di ornitologia (Cio).

A livello generale, rileva lo studio, al consolidamento di specie presenti da tempo nei centri storici europei come piccioni, rondoni, merli e storni si affiancano due tendenze: una positiva, che vede una netta espansione del colombaccio, l’altra negativa che riguarda i passeri (passera europea e passera d’Italia), le cui popolazioni si sono dimezzate, in media, negli ultimi 10 anni, .

Tra le specie in aumento vi sono il falco pellegrino, gheppio, gabbiano reale, picchio verde, picchio rosso maggiore e codirosso comune.

Tra le specie che invece soffrono di più i cambiamenti dell’habitat troviamo, nelle zone più periferiche ai confini tra città e campagne, l’allodola, il saltimpalo e il beccamoschino, mentre anche la rarefazione di verdone e cardellino ci svela un eccessivo consumo di suolo. Infine, la distruzione della vegetazione ripariale nelle zone umide e lungo i corsi d’acqua fa sì che usignoli di fiume e cannaiole siano sempre più rari.

In particolare, le specie che nidificano negli habitat incolti (terreni con erbe spontanee, cespuglieti, siepi), sono molto utili per monitorare le dinamiche di trasformazione urbana e di consumo del suolo. A tal fine ne sono state identificate sette: l’usignolo, il saltimpalo, l’usignolo di fiume, il beccamoschino, il canapino comune, l’averla piccola e il cardellino.

E proprio nell’Atlante realizzato a Pisa l’anno scorso queste specie sono diminuite del 35% negli ultimi 20 anni e del 41% nell’area urbana di Livorno, a conferma di habitat sempre più compromessi dal consumo di suolo ad uso urbano.

L’importanza degli atlanti ornitologici, per la compilazione dei quali servono tempi di studio che vanno da 1 o 2 anni fino a 10 anni, è stata sottolineata anche dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che dal 2018 li ha inseriti in maniera sistematica tra gli indicatori del Rapporto qualità dell’ambiente urbano (Rau), Il primo fu realizzato a Firenze nel 1990, l’ultimo l’anno scorso a Pisa.

L’Italia è il Paese che in Europa, e nel mondo, ha realizzato il maggior numero di atlanti ornitologici urbani (61 in Italia, 122 in Europa): 41 le aree coinvolte, tra cui Torino, Genova, Milano, Venezia, Pisa, Roma, Napoli e Cagliari, mentre Firenze è la prima città ad avere tre edizioni pubblicate, con una quarta in corso di realizzazione.

La presenza di atlanti ornitologici è molto diffusa anche in Europa, con 15 Stati e 89 città coinvolte, da Barcellona a Parigi, da Vienna a Bruxelles, da Londra (suo il primo atlante europeo del 1977) a Praga, Berlino e Varsavia, da Amsterdam fino a Mosca.

“Si tratta della panoramica più completa e aggiornata sulla presenza di avifauna nei centri urbani, realizzata anche grazie al contributo di ornitologi europei”, spiega Marco Dinetti, responsabile Ecologia urbana della Lipu-BirdLife Italia. “La metodologia di indagine dell’atlante ornitologico urbano si è rivelata uno strumento utile sia da un punto di vista scientifico perché gli uccelli, che fungono da indicatori, forniscono informazioni sulla qualità ambientale, sia per una corretta pianificazione urbanistica e una gestione sostenibile del verde urbano. Un contributo fondamentale al lavoro degli atlanti è venuto dal gruppo di lavoro Avifauna urbana, attivo dal 1990, il cui scopo è la standardizzazione delle metodologie, il confronto e lo scambio di dati e informazioni. Un impegno costante e capillare che, grazie al coinvolgimento delle persone in un’ottica di citizen science, ha portato finora risultati rilevanti e una conoscenza approfondita delle dinamiche ornitologiche in rapporto anche ai cambiamenti di habitat in atto nelle aree urbane”.